8 agosto 2010

Segheria da campo II

Mangus invece era uno di quelli timidi e un po' ritardati. Mi faceva molta tenerezza. Lui aveva lasciato il centro da anni però aveva in grande considerazione Marcus e ogni estate veniva a visitarlo per qualche giorno. Un anno se lo è portato in un viaggio in Danimarca.

Ho letto ancora una volta nobiltà di spirito in Marcus. Ce lo vedete un ex deputato italiano che se la passa con un ragazzino ritardato che non è nemmeno suo parente?


Marcus dirigeva i lavori con ordini falsamente burberi ai quali però bisognava affrettarsi ad obbedire alternati ad incoraggiamenti “Very good! You're very clever!” Concedeva ai ragazzi il privilegio di guidare il suo trattore. I primi tre giorni lavorammo con il maltempo. Eravamo sferzati senza tregua da una pioggerellina fine ed obliqua, immaginate la poesia di quei momenti con la segatura che si incollava alle braghe fradice e la faccia bagnata e gocciolante. Facevamo una pausa caffé la mattina e una merenda il pomeriggio oltre alla pausa pranzo. Durante le pause si parlava norvegese quindi non so di preciso gli argomenti di conversazione ma il tono era lo stesso di quelle chiacchiere che scambiavo con i contadini di Verona e quindi, ne deduco i contenuti: aneddoti di lavoro, cronaca locale, scherzi.


Poi si lavorava. Apprezzavo il fatto che si stava conducendo il lavoro a regola d'arte. Il nostro prodotto erano tavole perfette come quelle che si comprano in una segheria industriale. Non bisognava “correggerle” o darle per buone anche se visibilmente imperfette. Il lavoro veniva condotto in tutti i suoi aspetti al fine di ottenere un prodotto di qualità e la qualità si vedeva e dava soddisfazione. Ci si faceva il mazzo tutto il giorno, sotto la pioggia, a spostare quintalate di tavole di legno però il risultato finale ti diceva che non avevi buttato il tuo tempo. Erano assi buone, da costruzione.


Dico questo perché a Verona, lavorando in una piccola associazione non sempre a fine giornata ero compensato con questa soddisfazione. Spesso, dopo aver inutilmente protestato con i superiori passavo la giornata a costruire staccionate con materiale inadatto e che quindi si sarebbero rotte presto, o tappato buche su strade che si sarebbero subito riaperte. Io potevo anche ingoiare il rospo tirando fuori la questione di rimediare la pagnotta quotidiana, la parte difficile era convincere i volontari (che non ci guadagnavano nulla) a prendere parte a questi interventi inutili.


A fine giornata si ritornava a casa. Mancava la first lady in visita alle sorelle di Oslo quindi improvvisavamo cene a base di pizze surgelate o di patate con salsicce annaffiate con aranciata. Mangus dopo la doccia indossava una canottiera a righe azzurre ed era sereno. Tutti oltre alla stanchezza provavamo una specie di serenità.


Vedi Mangus non so quale sfiga accompagni la tua vita. Marcus mi ha detto che forse non sai nemmeno leggere. Un analfabeta in un una nazione così avanzata. Non tutti siamo cavalli da corsa, si sa. Rilassati la maggioranza di noi è un mulo però anche da muli possiamo fare tanto, possiamo arrivare anche ad essere felici.


Percepisci anche tu questa serenità, questa cosa che assomiglia all'allegria? Stai pensando alla catasta di tavole perfette e alla nostra fatica? Hai visto il capo contento, hai visto il sow master felice di aver incontrato gente in gamba?


E adesso che c'è di più meraviglioso di sentirsi la pelle pulita e di questa pizza? Senti come è buona l'aranciata dopo il lavoro, come disseta. E là fuori c'è gente che mangia in qualche localino a lume di candela dopo aver imbrogliato il prossimo tutto il giorno.


Anche se non erediteremo il regno della terra c'è della grandezza nella nostra umiltà.


Gli ultimi giorni furono di bel tempo. Li occupammo ad accatastare le tavole. Eravamo circondati da centinaia di Kleg i tafani locali che ci pungevano senza pietà. Mangus li ammazzava e li metteva in fila su una tavola. Marcus e io non lo imitavamo ma guardavamo i cadaveri con soddisfazione.


Venerdì Marcus mi lasciò le redini del lavoro perché aveva un impegno. Finii la catasta sperando di non fare puttanate. Mi andò bene.

Nel pomeriggio venne la madre di Mangus e sua sorella.

Marcus chiamò Mangus e lo pagò del lavoro, gli fece firmare un modulo per le tasse e gli strinse la mano. Lo stesso successe a me.


In Italia potrebbe mai succedere questo? Ossia un lavoretto marginale non pagato in nero? Un piccolo gesto della vita quotidiana che possa essere timbrato con la scritta “Onesto”?

Nella mia città di gente perbene che va a Messa la domenica in tali occasioni abbiamo altre abitudini. Oltre ad un vergognoso gioco al ribasso spesso i soldi te li consegnano arrotolati direttamente in una tasca e chi si è visto si è visto oppure li si regista fra i “rimborsi vari”. Questo succede anche in realtà dove lo statuto in vigore prevede una certa statura etica.


L'amico antiquario di Verona mi ha spiegato bene l'altro giorno l'essenza fra il patto fra Berlusconi e gli elettori: “Qui, dal giorno stesso in cui il Berlusca ha vinto, la gente ha smesso di emettere fatture e ricevute, ed è andata al ristorante a festeggiare. Zero. Niente. Tutti: artigiani, idraulici, medici specialistici, commercianti. Ristoratori e albergatori le danno finte, nel senso che poi non le registrano. L'anticomunismo, la chiesa e le altre storie, perfino le televisioni, non c'entrano. La questione è che con quello là puoi evadere serenamente. Hanno votato Berlusconi per paura che Prodi e Visco gli mandassero la finanza”
Curzio Maltese – La Bolla


Forse l'amico antiquario non sa che i veronesi guidati dai talk show di Telenuovo non dormono la notte pensando allo spinoso problema degli immigrati e dei centri sociali che come è noto sono responsabili dell'attuale situazione di debito pubblico e decadenza sociale del Paese.

Nessun commento:

Posta un commento