Mentre lei trafficava in the basement io mi tormentavo in camera camminando avanti e indietro.
Sapevo che non l'avrei più rivista. Quando la sentii uscire, preso dall'ansia, afferrai la macchinetta usa e getta di cartone. Mi precipitai fuori e le chiesi il permesso di scattarle una foto.
Lei mi guardò meravigliata come se le avessi chiesto di tirarmi su la zip dei pantaloni però acconsentì. Suo fratello, alla finestra, stava assistendo alla scena e rideva.
Vorrei proprio mostrarvi quella foto, ragazzi. Negli anni a seguire mi capitò spesso fra le mani.
Lei a figura intera, espressione sorridente, senz'altro pensava “Ma ne hai altre?” indossa un paio di ciabatte di plastica nere, il pantalone di una vecchia tuta sportiva, una canottiera colorata. A lato due sacchetti di plastica del supermercato pieni.
Ecco come ho immortalato il mio fiore norvegese.
Il Dario trentenne sfotte spesso quello ventiduenne. Gli dice: “Se non puoi scopartela, falle almeno la foto, eh!”
Da allora non l'ho più rivista né ho cercato di mettermi in contatto con lei.
Dopo otto anni sono di nuovo in Norvegia. Adesso lavoro nei boschi vicino a casa sua, dove probabilmente da bambina lei andava a raccogliere i mirtilli o a giocare.
Una sera il mio capo mi dice, a te piaceva Ingrid. E io rispondo, mi ricordo, mi ricordo bene di lei. E non dico altro. E lui mi racconta cosa ne è stato di Ingrid.
Si è laureata in Australia, poi è tornata in Norvegia, ha avuto un ragazzo per alcuni anni però non ha funzionato così è tornata a Melbourne per fare anche un Master.
Ora è lì. Un posto più lontano di Melbourne credo sia la luna.
Se scrivo il suo nome su facebook appare una sua foto. Anche questa in bianco nero. Lei di spalle, schiena nuda, ha una tavola da surf sottobraccio. In testa un berretto viola, unica nota di colore nella foto.
Facebook mi fa presente che Ingrid non condivide tutte le sue informazioni personali con tutti, che scoperta! Se voglio posso chiederle l'amicizia o mandarle un messaggio.
Non farò niente di tutto questo. Mi limiterò a fare un bel lavoro al suo bosco.
Quando tornerà fra qualche mese o fra qualche anno sarà il mio lavoro ad aspettarla. Un bosco perfettamente diradato, pini che crescono dritti, incremento legnoso massimo, pochi cespugli così si può passeggiare all'interno per raccogliere i mirtilli. Io sarò il mio lavoro.
E se guardando il suo bel bosco curato con amore e con perseveranza cercherà l'uomo allora proverà amarezza perché, Ingrid, tu mi cercherai ma io non sarò più.
Ciao Dario!!!Ma cosa ci fai in Norvagia di nuovo???Come stai????Ho letto il tuo blog,sei sempre un mago nella scrittura!!!!quando hai tempo aspetto una E-MAIL!!!!!! Sara!!!!!!
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